“Mamma prendi cura a me”.

GiòGiò ha la bronchite. Da sabato mattina ha la febbre alta ed una tosse che non gli da pace. Abbiamo riposato male anche stanotte, tra sveglie che avevo impostato sul mio cellulare per verificare la sua temperatura e colpi di tosse. Stamattina MaritoSingle ha avuto pietà di me e mi ha lasciata riposare accanto a GiòGiò nel lettone, offrendosi di preparare Ciala e accompagnarla a scuola prima di andare al lavoro. Avevo già preparato tutto ieri sera, dai vestiti, allo zaino, alla merenda, al giubbotto, sperando di potermela svignare visto che il mio Capo mi ha permesso di restare a casa con GiòGiò fino a quando starà meglio. Prima di andare via, Ciala è entrata in camera da letto per salutarmi, sperando di impietosirmi affinché la tenessi a casa con me, visti i tentativi vani messi in atto con suo padre. Mi sono presa il suo abbraccio con tutto il suo profumo morbidissimo e l’ho accompagnata alla porta.

Ormai ero sveglia. Mi sono fatta un caffè e me lo sono bevuto guardando fuori dalla finestra. C’era luce e pace. GiòGiò dormiva, finalmente sfebbrato e senza colpi di tosse ad interrompere il suo sonnellino.

Poco dopo é arrivata la prima telefonata. Giusto in tempo per rendermi il caffè amaro. Una telefonata di quelle che ti buttano addosso un carico da mille, senza che tu possa dire o fare qualcosa che possa cambiare la situazione. Dall’altra parte del telefono chiudono.

Decidi che non vuoi che questa telefonata ti rovini la giornata: fuori c’é il sole. Preparo una lavatrice e ne programmo le altre due successive. Intanto mi lavo e mi infilo in una tuta.

Arriva la seconda telefonata, la stessa persona di prima. Stavolta mi chiede come sta GiòGiò. Rispondo alla domanda e do qualche altra informazione in merito a quello che mi viene chiesto ma non ho molta voglia di parlare. Dall’altra parte il massaggio arriva chiaramente e la telefonata finisce, con mio grande sollievo.

Stendo il bucato, metto a posto qualcosa e mi accorgo che il mio umore è cambiato. Ripenso alla telefonata, qualche preoccupazione fa capolino, cerco di respingerla. Allora cedo e lascio che la preoccupazione mi dica ciò che ha da dirmi. Tutto sommato la mia vita non cambierebbe.

GiòGiò si sveglia con un sorrisone. Prende il suo antibiotico “digguttoso” senza vomitare come ieri: stavolta l’ho diluito in un po’ di succo “allabicocca”. Lo lavo, gli cambio il pigiamino e lui mi dice:

Mamma prendi cura a me”.

Capisco che ha letto qualcosa nel mio sguardo e voglia riportare la mia attenzione su qualcosa di veramente importante.

Come se mi avesse scosso, come se improvvisamente tutto mi fosse diventato chiaro. Non devo fare altro.

E mi balena nella testa e nello stomaco un senso di gratitudine. E mi sento fortunata perché posso essere a casa con lui, perché ho un lavoro ed un Capo che me lo permettono. Perché più tardi mia madre e mio padre andranno a riprendere Ciala da scuola e la riporteranno qui da me, consentendomi di non uscire e prendermi cura di GiòGiò.

Ora devo pensare solo a questo. A prendermi cura di lui. A preparare gli gnocchi al pomodoro fresco che Ciala adora.

I pensieri si fanno più leggeri, più positivi. Spengo il telefono.

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