L’incontro a Modena.

Durante i mesi successivi alla diagnosi del mio papà di mieloma multiplo ero particolarmente selettiva nella scelta delle persone di cui circondarmi e avevo poca voglia di parlare. Mi concentrai molto sul lavoro: all’epoca lavoravo come collaboratrice in uno studio commerciale. Lavoravo otto ore al giorno e nelle ore libere leggevo molto, soprattutto attraverso il web. Avevo letto tutto sulla malattia di mio padre: avevo bisogno di sapere e conoscere come si muove questa malattia fino ad allora sconosciuta. La morte prematura di Francesca ci aveva lasciati confusi e in preda allo smarrimento più totale. C’è stato un altro viaggio a Modena a cui ho partecipato insieme ai miei genitori e a mio marito. La partenza fu preannunciata da una mail del Dott. Luppi del Policlinico di Modena:

“Dobbiamo iniziare le cure. Vi aspetto a Modena. Forza”.

La cosa più difficile fu dirlo alla mia famiglia. Comunicai la notizia prima a mia madre e ai miei fratelli: scelsi con cura le parole da dire per non spaventare la mia mamma più di quanto non lo fosse ma avevo promesso a me stessa che avrei sempre detto loro tutta la verità su quello che sapevo e che mi diceva il medico.

“Papà è un leone, ce la farà! E’ sopravvissuto alla caduta da un terzo piano di un palazzo, vi pare che si faccia mettere in ginocchio da questa malattia?” dissi a mia madre, sforzandomi di sorridere.

“E poi adesso abbiamo anche un angelo speciale che veglia su di lui dal cielo”.

Organizzammo un pranzo a casa dei miei genitori per dirlo a mio padre. Credo avesse intuito che avevamo qualcosa da dirgli.

“Papà, il dottor Luppi ti aspetta per iniziare le cure a Modena”.

Sono pronto“, disse con un sorriso spavaldo sulla faccia.

Lo sguardo era sereno, come di chi aveva accettato con coraggio una nuova sfida, certo che avrebbe messo tutta la sua forza e la sua determinazione. Sorrideva e il suo sorriso così sincero diventò la nostra forza.

Nei giorni successivi mi dedicai nuovamente alla lettura dei blog che avevo interrotto dopo la morte di Francesca. Rilessi la mail di Mia che mi incoraggiava a leggere il blog di Anna Lisa e questa volta provai il desiderio, misto alla curiosità di andare a vedere di chi si trattasse.

Se piace a Mia deve essere davvero una persona speciale” pensai. “Leggo qualche riga, se non me la sento, interrompo tutto e cancello il link del blog“, mi dissi quasi cercando di rassicurarmi.

Cliccai su quel link e un attimo dopo ero sulla pagina del suo blog:

“Ho il cancro. Il blog di una malata coccolata, viziata, amata e fortunata”.

Fortunata? Come ci si può definire fortunati se hai il cancro e hai solo 30 anni?

Più leggevo e più mi sembrava una persona fuori dal comune. Raccontava della scoperta della sua malattia, un tumore al seno triplo negativo, della “bestiaccia” come la chiamava lei, delle chemio, della perdita dei suoi amatissimi capelli biondi ma il suo blog non era solo cancro e sofferenza. Quel blog era un inno alla vita, era il suo modo per esprimere gratitudine nei confronti della vita nonostante il cancro. Nel suo blog Anna Lisa condivideva la sua sofferenza ma parlava anche delle sue passioni, dei suoi sogni, dei suoi progetti nonostante la malattia, del suo amore per la sua mamma Roberta, “la Mamy”, sempre al suo fianco; del suo amore per Andrea, “Qualcuno”, sbocciato pochi mesi prima che scoprisse di avere il cancro e che aveva scelto di continuare ad amarla, nonostante lei gli avesse chiesto di interrompere la loro storia per non farlo soffrire a causa sua. Nel suo Blog Anna Lisa parlava soprattuto di amicizia, di IrenA, di Marco “El mejor”, di FigliMaggiore e FigliaMinore, della Dottoressa ElleElle. Campeggiava sul suo blog una citazione di William Shakespeare:

“Quando nel dolore si hanno compagni che lo condividono, l’animo può superare molte sofferenze“.

Compresi ben presto che Anna Lisa era molto amata non solo dai suoi amici ma anche dai lettori del blog. Notai che rispondeva a tutti i commenti che le lasciavano nel blog: lo so perché non mi bastò più leggere. Volevo che sapesse che ero anche io lì, “sintonizzata” sulle sue frequenze come ci chiedeva di fare quando aveva un controllo importante da fare. Volevo che sentisse che ero anche io lì per fare il tifo per lei, a combattere insieme a lei, dapprima come presenza silenziosa e poi con il desiderio di farle sentire tutta mia vicinanza, il mio supporto. Leggevo ogni giorno il suo blog, speravo lo avesse aggiornato e le lasciavo sempre un commento al quale, immancabile, rispondeva, anche quando era particolarmente debilitata. Lei traeva forza da noi e noi da lei. Era diventata un’urgenza quotidiana alla quale non sapevo più rinunciare. Ero felice quando la sapevo felice e quando raccontava di giornate difficili io ero lì lo stesso, anche solo per dirle che ero lì.

I commenti non ci bastavano più. Ci scambiammo le mail e dopo le mail i nostri numeri di telefono. Ci davamo il buongiorno sempre con un sorriso o sforzandoci di sorridere e ci scrivevamo durante le nostre giornate, apparentemente così diverse e invece così simili. Eravamo due giovani donne, entrambe appassionate della vita, con i nostri lavori e i nostri amori, i nostri sogni e la voglia di starci vicino, accomunate dalla voglia di combattere una malattia. Sì, perché la malattia non è solo di chi lo colpisce ma è anche di chi la subisce.

Raccontai a mia madre e mio padre di Anna Lisa e compresi la loro preoccupazione quando scoprirono che anche Anna Lisa lottava contro il cancro.

Cerca di non farti coinvolgere troppo. Hai da poco perso Francy…” mi dissero come a volermi proteggere da altra sofferenza e invece iniziarono anche loro a leggere il suo blog. Ci ritrovammo a parlare di lei durante il viaggio in treno che ci avrebbe accompagnati a Modena affinché mio padre cominciasse le cure.

Il professor Luppi ci spiegò in che modo avrebbero proceduto: dapprima una chemioterapia ad altissimo dosaggio, a seguito della quale avrebbero raccolto le cellule staminali del mio papà per procedere, infine, con il trapianto. Nessuno ci avrebbe fatto da garante se non la fiducia nella Medicina e nelle Ricerca e, nel nostro caso, l’abbandono fiducioso nelle mani del buon Dio. Da quel momento in poi, il mio papà sarebbe rimasto in una camera sterile per almeno un mese. Fu necessario trovare una sistemazione per la mamma in una casa accoglienza, vicina all’ospedale. La mia mamma che non si era mai separata da mio padre prima di allora, avrebbe passato le successive settimane da sola in una stanza pur di stare accanto a suo marito, l’amore della sua vita, di una vita.

Il momento dei saluti fu molto doloroso. Stavo salutando mio padre che godeva apparentemente di ottima salute e che stava per iniziare forse la battaglia più importante della sua esistenza.

Ti voglio bene, Pà. Ce la farai!” gli dissi abbracciandolo prima di salutarlo.

Sì che ce la faccio. Fai la brava” e mi diede una delle sue pacche sulla spalla.

Pochi giorni dopo tornai a Trani, a quella che non era più la mia vita di sempre. Le giornate erano scandite dalle telefonate con la mamma e, quando poteva andare a trovarlo negli orari di visita, ci passava papà al telefono. Papà cercava sempre di avere un tono allegro, forse anche quando non lo era, ci spronava ad essere sereni e ad andare avanti nelle nostre giornate. Qualche volta faceva fatica a parlare, altre volte ero io a non reggere la commozione e la telefonata si interrompeva improvvisamente per riprendere poco dopo, giusto il tempo di riprendere fiato, con un “… era caduta la linea”.

Un giorno fu la mia mamma a chiamarmi durante l’orario di lavoro. Mi preoccupai e risposi col cuore in gola.

Mamma?”.

Tesoro!” mi disse con la voce piena di gioia e rotta dalla commozione. “Non puoi immaginare chi c’è qua con me. Aspetta, te la passo…”.

Ale mia! Come stai? Vediamo se mi riconosci...”.

Mi sembrava impossibile: non poteva essere lei. Solo lei mi chiamava così.

Anna… Lisa…?”.

Sì!! Sono qua con mamma Franca! Ero al distributore del caffè nel Policlinico, qui a Modena con Andrea e la Mamy e la tua mamma che mi ha sentita parlare, non so come abbia fatto, ha riconosciuto la mia voce e mi ha chiesto “Sei Anna Lisa?“.

L’ascoltavo senza riuscire a dire nulla. Sorridevo e non riuscivo a smettere di piangere, incredula.

Ci sei? Mamma Franca, la nostra Ale è svenuta!” disse ridendo alla mia mamma e mentre rideva pensavo a quanto fosse bella la sua risata.

Mamma, com’è?“, chiesi a mia madre, come si fa con chi ha visto da vicino qualcosa di meraviglioso e gli chiede di provare a descrivere cosa vede, cosa si prova.

Tesoro, è bellissima. Ha due occhi grandi e celesti e la carnagione chiara. Ha un sorriso strepitoso, è… bellissima!“.

“Ti sto invidiando tantissimo in questo momento, mamma…“.

Ma, no! Non essere invidiosa di mamma Franca. Presto potremo conoscerci di persona anche io e te. Ho deciso che verrò qui a curarmi anche io. Ma lo sai che sono passata a salutare papà Pinuccio? Ma te lo sai che hai un babbo figo abbestia? E’ uno tosto, un combattente“.

Sì, lo so. So anche che legge sempre il tuo blog e fa il tifo per te“.

Ed io per lui. Qua si fa il tifo per tutti! Ale mia, ti lascio con la promessa che ci vedremo presto forse proprio qui!“.

Scusami, sono frastornata, non mi sembra vero. Sono felice e incredula e vorrei essere lì in questo momento. Sì, ti prometto che ci vediamo presto. Ti voglio bene, Annina mia“:

Lo so. Anche io, Ale mia. A prestissimo“.

Ci sono persone che fino a qualche momento prima ci erano sconosciute ma ci basta incrociarle una sola volta nella vita per diventare parte della nostra famiglia. Come Anna Lisa e Mamy Roberta.

10 pensieri su “L’incontro a Modena.”

  1. Ho sempre letto del vostro incontro tramite il blog di Anna Lisa, poi, successivamente sul libro, ma sempre raccontata e vista da Anna Lisa. Non l’ avevo mai vista tramite i tuoi occhi. Non smettere di raccontare di questa amicizia stupenda, unica e rara, grazie ad essi Lei continua a vivere.

    Piace a 1 persona

  2. Che racconto commovente!!
    Ho seguito il blog di Anna Lisa e quando se n’è andata mi è sembrato di perdere una persona cara . Dopo quasi due mesi la malattia si portò via anche la mia più cara amica.
    Fly

    Piace a 1 persona

    1. Ciao Fly. Io e te sappiamo cosa significa perdere un’amica cara ma sono certa che anche tu custodisca i momenti belli vissuti insieme a lei così come sono certa che sia cambiato il tuo modo di vivere la vita.
      Ti mando un caro abbraccio.
      Ale

      "Mi piace"

  3. Ciao, Ale.
    Finalmente mi sono decisa a commentare uno dei tuoi post.

    Mi piace leggere il tuo blog, mi piace ciò che scrivi e come lo scrivi, hai talento sai? Ogni volta che ti leggo penso “che bel cervello che ha questa donna, quanto ha da trasmettere con la sua intelligenza e con il suo cuore, perché hai sì una mente di rara bellezza, ma il tuo cuore non è da meno. E cosa c’è di meglio di una persona buona come te che sprizza sapienza da tutti i pori?”
    Personalmente mi sono sempre sentita fuori posto, aliena in questo pianeta, come se avessi sbagliato posto in cui nascere e così, da quando mi hai permesso di conoscere questa meraviglia, mi ci rifugio, sentendomi al sicuro in questo piccolo angolo del tuo mondo.
    I tuoi post mi hanno fatta sorridere, mi hanno tenuto compagnia, mi hanno fatto apprezzare ulteriormente la bella persona che sei e, ultimamente, leggere la tua storia, leggere della bellezza di Francesca e Anna Lisa, mi ha dato fiducia, mi ha fatto rendere conto che ci sono delle persone meravigliose su questo pianeta e, anche se alcune ci restano più a lungo mentre altre volano in cielo come angeli e ci guardano da lassù, che ci siano spiritualmente o fisicamente, queste persone regalano qualcosa che non si può comprare, qualcosa che fa bene al cuore.
    Sai, anche le belle parole che hai riservato a me, in privato, mi hanno fatto bene al cuore e sai un’altra cosa? Quelle parole hanno fatto breccia in quella corazza di cui mi vesto ogni giorno, perché tu, nonostante quella corazza, sei riuscita a guardare oltre e a capire come sono fatta. Quindi grazie, Ale, semplicemente grazie per ciò che trasmetti agli altri, semplicemente grazie per quello che hai trasmesso a me. Sarò sempre grata al destino di avermi permesso di conoscerti.

    Piace a 1 persona

    1. Ciao M.
      Ho letto il tuo commento questa mattina, appena sveglia e sono io che devo dire grazie a te perchè è stato un inizio di giornata bellissimo. Sapere che attraverso il mio blog, attraverso le mie parole ho avuto la grandissima opportunità di fare compagnia a qualcuno, di farlo sorridere è motivo di grande gioia per me. Sono felice che tu mi abbia scritto, cara M. e se me lo permettessi, vorrei pubblicare il tuo commento come post nel mio blog, perchè, grazie alla tua voglia di palesarti, hai fatto venire voglia anche a me di potermi presentare finalmente,e non solo attraverso le mie parole. Che ne pensi? Se invece preferisci che il tuo commento resti tra i commenti, lo capirei e rispetterei la tua scelta ma sappi che mi hai fatto davvero tanto, tanto bene. Ti mando un abbraccio e lascia che ti dia il benvenuto nel mio piccolo pianeta, che a quanto pare, non è più così solitario e disperso nel web.
      Ale

      "Mi piace"

      1. Ciao, Ale.

        Certo che puoi pubblicare il mio commento nel tuo blog, anzi mi onora il fatto che tu voglia che le mie parole siano presenti in questo tuo piccolo angolo di mondo. Quindi, fa pure e grazie per avermelo chiesto.
        Sono davvero felice di aver reso bello l’inizio della tua giornata e, con la tua risposta, tu hai reso il mio pomeriggio più luminoso.
        Sai, cara Ale (posso chiamarti così, vero?) vorrei tanto poter leggere il tuo racconto, sono certa che sia meraviglioso.
        Sarei anche curiosa di sapere se hai capito chi sono.

        Un grande abbraccio anche a te.
        A presto,
        M.

        Piace a 1 persona

      2. Guarda M., è tutto il pomeriggio che ci rifletto su ma i miei neuroni mi hanno fatto ciao ciao con la manina. Facciamo che mi dai un indizio? Ho capito che ci siamo scritte in privato, che sei una donna e che il tuo nome inizia per M.

        "Mi piace"

Lascia un commento